«Libero Pensatore» (è tempo di agire)

La convenzione urbanistica rientra tra gli strumenti di attuazione della pianificazione territoriale, avendo ad oggetto la definizione dell’assetto urbanistico di una parte del territorio, rientra tra gli accordi sostitutivi di provvedimento (ex art. 11 della Legge n. 241/1990)[1], ed è espressione di esercizio consensuale di un potere pianificatorio, che sfocia in un progetto ed in una serie di disposizioni urbanistiche generanti obblighi od oneri per le parti sottoscrittrici: un vincolo negoziale bilaterale tra P.A. e privato, a cui si applicano di rinvio i principi civilistici in materia di obbligazioni e contratti, per gli aspetti non incompatibili con la disciplina pubblicistica[2].

Si comprende che gli impegni assunti in sede convenzionale non vanno riguardati isolatamente, ma vanno rapportati alla complessiva remuneratività dell’operazione, ovvero (la c.d. causa) all’interesse che l’operazione contrattuale è diretta a soddisfare non con riferimento ai singoli impegni assunti, ma con riguardo alla oggettiva funzione economico – sociale del negozio, in cui devono trovare equilibrata soddisfazione sia gli interessi del privato che della Pubblica Amministrazione, con l’approdo positivo che in fase di esecuzione, in ossequio ai canoni di affidamento e buona fede e nel rispetto del rapporto di sinallagmaticità, la parte pubblica non può unilateralmente modificare le condizioni pattuite[3].

Continua a leggere

Convenzione urbanistica, cessione aree ed opere, prescrizione dei diritti

Convenzione urbanistica, cessione aree ed opere, prescrizione dei diritti

La convenzione urbanistica rientra tra gli strumenti di attuazione della pianificazione territoriale, avendo ad oggetto la definizione dell’assetto urbanistico di una parte del territorio, rientra tra gli accordi sostitutivi di provvedimento (ex art. 11 della Legge n. 241/1990)[1], ed è espressione di esercizio consensuale di un potere pianificatorio, che sfocia in un progetto ed in una serie di disposizioni urbanistiche generanti obblighi od oneri per le parti sottoscrittrici: un vincolo negoziale bilaterale tra P.A. e privato, a cui si applicano di rinvio i principi civilistici in materia di obbligazioni e contratti, per gli aspetti non incompatibili con la disciplina pubblicistica[2].

Si comprende che gli impegni assunti in sede convenzionale non vanno riguardati isolatamente, ma vanno rapportati alla complessiva remuneratività dell’operazione, ovvero (la c.d. causa) all’interesse che l’operazione contrattuale è diretta a soddisfare non con riferimento ai singoli impegni assunti, ma con riguardo alla oggettiva funzione economico – sociale del negozio, in cui devono trovare equilibrata soddisfazione sia gli interessi del privato che della Pubblica Amministrazione, con l’approdo positivo che in fase di esecuzione, in ossequio ai canoni di affidamento e buona fede e nel rispetto del rapporto di sinallagmaticità, la parte pubblica non può unilateralmente modificare le condizioni pattuite[3].

Continua a leggere

L’uso dei parcheggi a standard non può essere limitato, anche temporaneamente, a favore del privato attuatore dell’intervento di trasformazione urbana.

La quinta sez. del Consiglio di Stato, con la sentenza n. 5372 del 13 settembre 2018, interviene nel chiarire i criteri di utilizzo dei parcheggi realizzati a scomputo oneri, definiti opere di urbanizzazione primaria rientranti nei c.d. “beni pubblici a fruizione collettiva”, con diritto di uso o di servitù di fonte pubblicistica a favore della collettività.

Il quadro fattuale si muove all’interno di un Piano particolareggiato di iniziativa pubblica, preordinato alla realizzazione di edifici da destinare ad attività di commercio all’ingrosso ed assimilabili, mediante l’attuazione di una convenzione da stipularsi tra soggetto attuatore e civica Amministrazione, onde assicurare le urbanizzazioni ed il rispetto degli standard urbanistici di legge (ex D.M. 2 aprile 1968, n. 1444), con la realizzazione (tra le opere di urbanizzazione primaria a scomputo) di “parcheggi pubblici funzionali”.

Continua a leggere

I parcheggi a standard sono pubblici

I parcheggi a standard sono pubblici

L’uso dei parcheggi a standard non può essere limitato, anche temporaneamente, a favore del privato attuatore dell’intervento di trasformazione urbana.

La quinta sez. del Consiglio di Stato, con la sentenza n. 5372 del 13 settembre 2018, interviene nel chiarire i criteri di utilizzo dei parcheggi realizzati a scomputo oneri, definiti opere di urbanizzazione primaria rientranti nei c.d. “beni pubblici a fruizione collettiva”, con diritto di uso o di servitù di fonte pubblicistica a favore della collettività.

Il quadro fattuale si muove all’interno di un Piano particolareggiato di iniziativa pubblica, preordinato alla realizzazione di edifici da destinare ad attività di commercio all’ingrosso ed assimilabili, mediante l’attuazione di una convenzione da stipularsi tra soggetto attuatore e civica Amministrazione, onde assicurare le urbanizzazioni ed il rispetto degli standard urbanistici di legge (ex D.M. 2 aprile 1968, n. 1444), con la realizzazione (tra le opere di urbanizzazione primaria a scomputo) di “parcheggi pubblici funzionali”.

Continua a leggere