«Libero Pensatore» (sempre)
Articolo Pubblicato il 18 Agosto, 2013

Sine die e senza giudice

Riprendendo l’intervento “sine die” e la notizia che si (s)paventa l’abolizione del Giudice amministrativo e del Consiglio di Stato (giudice che taluni vorrebbero abolire), in nome di un futuro “competitivo”; a margine, si potrebbe affermare (?) che è il giudice amministrativo che minaccia lo sviluppo economico e il progresso della Nazione, evitando l’esercizio dell’“Autolavaggio”?

Non sarebbe più conveniente – per rilanciare l’economia – invece di “Abolire Tar e Consiglio di Stato per non legare le gambe all’Italia” eliminare i costi della (sovra)struttura dello Stato e i grand commis (con le loro pensioni d’oro: intoccabili); eliminare i “signori del vapore” che producono leggi che non si comprendono e non servono; eliminare i diversi livelli istituzionali (quali, le Regioni) che spendono più dell’80% in sanità; eliminare…

Lo sviluppo di una Comunità è sempre più legato alla capacità dei soggetti istituzionali ed economico – sociali di interagire per la costruzione di un modello razionale in grado di sostenere la distruzione delle risorse tra ricchi e poveri, per una equilibrata crescita del reddito individuale e di quello collettivo in modo da limitare fortemente le discriminazioni e i conflitti interni, depotenziando ogni ragione di diversità nel Paese (nord – sud) in una nuova sfida culturale prima che politica, collocata in un sistema privatizzato, internazionalizzato, globalizzato (estratto, Modelli di sviluppo urbano e politiche di governo dell’Ente Locale per rilanciare il cambiamento nella dimensione ottimale dei servizi, Il diritto della Regione, n.5 – 6, 2003).

***

“Tu non hai trovato niente. Tu sei solo chiacchiere e distintivo! Tu in mano non hai niente! Non hai niente per il tribunale, non hai preso il contabile, tu non hai niente!” (AL CAPONE, Gli intoccabili, 1987, di Brian De Palma con Sean Connery, Robert De Niro e Kevin Costner).

***

Vi è il bisogno di una riforma tendente a riportare la concordia del popolo, consentire una effettiva (non un dover – essere ma un essere) partecipazione del popolo non solo di facciata, “coloro che si dispongono a reggere lo stato abbiano sempre presenti questi due precetti di Platone: primo salvaguardare il bene dei cittadini, di modo che, qualunque cosa facciano, quello soprattutto abbiano di mira, dimentichi del loro utile; poi curare tutto il corpo dello stato, per non trascurare le altri parti, mentre ne curano una. Infatti l’amministrazione dello stato, come la tutela privata, deve avere di mira l’utilità di quelli che sono stati affidati, non di quelli ai quali è stata affidata. Quelli che curano soltanto una parte dei cittadini, ed una parte ne trascurano, introducono nello stato un gravissimo malanno” (CICERONE, I doveri, Milano, 2004, pag.151).

Forse, nella riforma (quella che dovrebbe rivedere la forma di “Stato ordinamento”, rilanciare l’economia del “fare”, premiare il “merito”), uno sguardo al futuro, alle future generazioni che si appresteranno a scendere nella società civile e alle sue diverse forme di partecipazione, ma anche agli strumenti dei loro padri: la legge delle “XII Tavole” ne fu l’esempio “con assoluta concisione… e con la più inscindibile semplicità” degli istituti, sia del diritto pubblico che del diritto privato, “al punto che molti ritennero che non si potesse fare nulla di più perfetto. Quelle poche Tavole dunque… comprendevano brevemente e sapientemente… tutto il diritto pubblico e privato e la perfetta costituzione della Città. Felice Roma, se si fosse accontentata di queste poche leggi e avesse cercato poche novità… nei tempi recenti in cui la legislazione è aumentata in misura così sorprendente l’ordinamento pubblico della città è stato corrotto dall’accumularsi di tante leggi” (PAGANO, Il mito “delle Dodici Tavole”: le leggi poche e chiare, in Politicum universae Romanorum nomothesiae examen, 1768.), non sarebbe inopportuno soffermarsi maggiormente sui “valori” più che sui “valori economici” (estratto, Democraticità dello Stato, meccanismi di partecipazione popolare e policentrismo istituzionale, in www.LexItalia.it, 2010, n.7 – 8).