«Libero Pensatore» (è tempo di agire)

La sez. controllo Emilia Romagna della Corte dei Conti, con il parere n. 1 del 13 gennaio 2022 (Relatore Scognamiglio), interviene per delimitare i contorni nell’erogazione degli incentivi dell’imposta municipale propria e della TARI (oltre all’evasione), di cui al comma 1, dell’art. 1091, della legge 30 dicembre 2018, n. 145, Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2019 e bilancio pluriennale per il triennio 2019-2021.

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La corretta erogazione degli incentivi dell’imposta municipale propria e della TARI

La corretta erogazione degli incentivi dell’imposta municipale propria e della TARI

La sez. controllo Emilia Romagna della Corte dei Conti, con il parere n. 1 del 13 gennaio 2022 (Relatore Scognamiglio), interviene per delimitare i contorni nell’erogazione degli incentivi dell’imposta municipale propria e della TARI (oltre all’evasione), di cui al comma 1, dell’art. 1091, della legge 30 dicembre 2018, n. 145, Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2019 e bilancio pluriennale per il triennio 2019-2021.

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Gli incentivi per le funzioni tecniche sono catalogati nell’art. 113 del d.lgs. n. 50/2016 e attengono a quelle attività aggiuntive che presentano una “particolare complessità” tale da richiedere un quid ulteriore, tipica espressione di quelle prestazioni professionali e specialistiche che esigono un grado di capacità che va oltre all’ordinaria, valutazione rimessa all’Amministrazione e specificatamente al Responsabile del procedimento, individuato nel titolare della competenza: il dirigente, ovvero colui che assume le funzioni dirigenziali negli enti privi della dirigenza o responsabile del servizio[1].

In questo senso, la disciplina si presenta derogatoria rispetto al principio di onnicomprensività della retribuzione, non costituiscono spesa per il personale ai fini della determinazione della capacità assunzionale, secondo la nuova normativa dell’art. 33, comma 2 del d.l. n. 34/2019 (e ss.mm.ii)[2], da considerarsi di stretta interpretazione non suscettibile di estensione analogica, dovendo rientrare in una previsione regolamentare e in presenza di una procedura di gara.

Allo stesso tempo, l’adozione del regolamento risulta una condizione essenziale ai fini del legittimo riparto tra gli aventi diritto delle risorse accantonate sul fondo[3], giacché – nella sistematicità della legge – il regolamento è la fonte destinata ad individuare le modalità ed i criteri della ripartizione, oltre alla percentuale, che comunque non può superare il tetto massimo fissato dalla legge[4].

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Gli incentivi per funzioni tecniche tra affidamenti diretti informali e comparazioni formali, cercando una nozione compatibile di “gara”

Gli incentivi per funzioni tecniche tra affidamenti diretti informali e comparazioni formali, cercando una nozione compatibile di “gara”

Gli incentivi per le funzioni tecniche sono catalogati nell’art. 113 del d.lgs. n. 50/2016 e attengono a quelle attività aggiuntive che presentano una “particolare complessità” tale da richiedere un quid ulteriore, tipica espressione di quelle prestazioni professionali e specialistiche che esigono un grado di capacità che va oltre all’ordinaria, valutazione rimessa all’Amministrazione e specificatamente al Responsabile del procedimento, individuato nel titolare della competenza: il dirigente, ovvero colui che assume le funzioni dirigenziali negli enti privi della dirigenza o responsabile del servizio[1].

In questo senso, la disciplina si presenta derogatoria rispetto al principio di onnicomprensività della retribuzione, non costituiscono spesa per il personale ai fini della determinazione della capacità assunzionale, secondo la nuova normativa dell’art. 33, comma 2 del d.l. n. 34/2019 (e ss.mm.ii)[2], da considerarsi di stretta interpretazione non suscettibile di estensione analogica, dovendo rientrare in una previsione regolamentare e in presenza di una procedura di gara.

Allo stesso tempo, l’adozione del regolamento risulta una condizione essenziale ai fini del legittimo riparto tra gli aventi diritto delle risorse accantonate sul fondo[3], giacché – nella sistematicità della legge – il regolamento è la fonte destinata ad individuare le modalità ed i criteri della ripartizione, oltre alla percentuale, che comunque non può superare il tetto massimo fissato dalla legge[4].

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Gli accordi di pianificazione e la perequazione urbanistica costituiscono dei modelli di governance del territorio, attuativi dei principi costituzionali di partecipazione e sussidiarietà, che ammettono il partenariato pubblico – privato nel perseguimento dell’interesse pubblico o generale ad un regolare, armonico e sostenibile sviluppo economico – sociale di un’area determinata (ex art. 97 Cost.), garantendo un equilibrato scambio di utilità tra la pubblica amministrazione (P.A.), titolare di una potestà pubblica di cura e promozione collettiva (ex art. 3, comma 2 del d.lgs. n. 267/2000, cd. TUEL), e il privato, portatore di bisogni individuali di natura economica e dai contorni trasmissibili dei diritti estrinsecazione dello ius aedificandi, anche in relazione alla “funzione sociale” della proprietà (ex artt. 41 e 42 Cost.).

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Accordi di pianificazione e perequazione urbanistica

Accordi di pianificazione e perequazione urbanistica

Gli accordi di pianificazione e la perequazione urbanistica costituiscono dei modelli di governance del territorio, attuativi dei principi costituzionali di partecipazione e sussidiarietà, che ammettono il partenariato pubblico – privato nel perseguimento dell’interesse pubblico o generale ad un regolare, armonico e sostenibile sviluppo economico – sociale di un’area determinata (ex art. 97 Cost.), garantendo un equilibrato scambio di utilità tra la pubblica amministrazione (P.A.), titolare di una potestà pubblica di cura e promozione collettiva (ex art. 3, comma 2 del d.lgs. n. 267/2000, cd. TUEL), e il privato, portatore di bisogni individuali di natura economica e dai contorni trasmissibili dei diritti estrinsecazione dello ius aedificandi, anche in relazione alla “funzione sociale” della proprietà (ex artt. 41 e 42 Cost.).

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L’articolo 92 (“Corrispettivi, incentivi per la progettazione e fondi a disposizione delle stazioni appaltanti”), comma cinque e sei, del Codice dei Contratti stabilisce che una somma non superiore al due per cento dell’importo posto a base di gara di un’opera o di un lavoro (comprensiva anche degli oneri previdenziali e assistenziali a carico dell’amministrazione), ovvero il trenta per cento della tariffa professionale relativa alla redazione di un atto di pianificazione, viene ripartita al personale dipendente, per ogni singola opera o lavoro, alle seguenti condizioni:

a. le modalità e i criteri devono essere previsti in sede di contrattazione decentrata, risolvendosi all’interno dello svolgimento del rapporto di pubblico impiego da considerare “ratione offici” e non “intuitu personae”;

b. la determinazione della quota deve essere predefinita in apposito regolamento adottato dalla giunta comunale;

c. la graduazione del quantum deve essere correlata a responsabilità, complessità ed entità (valore economico) dell’opera, compiti singolarmente ricoperti (va, quindi, ripartita non solo tra gli incaricati della progettazione “interna” ma anche tra gli altri soggetti che partecipano al procedimento, quali il responsabile delle procedure di affidamento e di esecuzione del contratto, e suoi collaboratori, nell’ambito delle procedure ad evidenza pubblica);

d. la liquidazione è di competenza del responsabile dell’unità preposta una volta accertato il lavoro singolarmente svolto (con i limiti economici previsti per l’attività di progettazione).

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Limiti al pagamento degli incentivi di progettazione

L’articolo 92 (“Corrispettivi, incentivi per la progettazione e fondi a disposizione delle stazioni appaltanti”), comma cinque e sei, del Codice dei Contratti stabilisce che una somma non superiore al due per cento dell’importo posto a base di gara di un’opera o di un lavoro (comprensiva anche degli oneri previdenziali e assistenziali a carico dell’amministrazione), ovvero il trenta per cento della tariffa professionale relativa alla redazione di un atto di pianificazione, viene ripartita al personale dipendente, per ogni singola opera o lavoro, alle seguenti condizioni:

a. le modalità e i criteri devono essere previsti in sede di contrattazione decentrata, risolvendosi all’interno dello svolgimento del rapporto di pubblico impiego da considerare “ratione offici” e non “intuitu personae”;

b. la determinazione della quota deve essere predefinita in apposito regolamento adottato dalla giunta comunale;

c. la graduazione del quantum deve essere correlata a responsabilità, complessità ed entità (valore economico) dell’opera, compiti singolarmente ricoperti (va, quindi, ripartita non solo tra gli incaricati della progettazione “interna” ma anche tra gli altri soggetti che partecipano al procedimento, quali il responsabile delle procedure di affidamento e di esecuzione del contratto, e suoi collaboratori, nell’ambito delle procedure ad evidenza pubblica);

d. la liquidazione è di competenza del responsabile dell’unità preposta una volta accertato il lavoro singolarmente svolto (con i limiti economici previsti per l’attività di progettazione).

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