«Libero Pensatore» (è tempo di agire)

Il Testo Unico degli Enti Locali (Tuel), all’ultimo comma dell’articolo 43, dispone che “Lo statuto stabilisce i casi di decadenza per la mancata partecipazione alle sedute e le relative procedure, garantendo il diritto del consigliere a far valere le cause giustificative” (mutuando la precedente norma del comma 6 bis, dell’articolo 31 della Legge n.142/90).

Già l’articolo 289 del T.U. del 1915 prevedeva che i consiglieri che non intervenivano ad un “intera sessione ordinaria senza giustificati motivi” venissero dichiarati decaduti e, per attenuare la portata rigorosa della disposizione, la giurisprudenza ammetteva tra le fondate giustificazioni le assenza per malattia, affari indilazionabili, congedi autorizzati dal Sindaco e dalla Giunta.

Continua a leggere

Decadenza dalla carica di consigliere comunale per assenze ingiustificate

Il Testo Unico degli Enti Locali (Tuel), all’ultimo comma dell’articolo 43, dispone che “Lo statuto stabilisce i casi di decadenza per la mancata partecipazione alle sedute e le relative procedure, garantendo il diritto del consigliere a far valere le cause giustificative” (mutuando la precedente norma del comma 6 bis, dell’articolo 31 della Legge n.142/90).

Già l’articolo 289 del T.U. del 1915 prevedeva che i consiglieri che non intervenivano ad un “intera sessione ordinaria senza giustificati motivi” venissero dichiarati decaduti e, per attenuare la portata rigorosa della disposizione, la giurisprudenza ammetteva tra le fondate giustificazioni le assenza per malattia, affari indilazionabili, congedi autorizzati dal Sindaco e dalla Giunta.

Continua a leggere

L’articolo 43 del TUEL statuisce che “i consiglieri comunali e provinciali hanno diritto di ottenere dagli uffici, rispettivamente, del comune e della provincia, nonché dalle loro aziende ed enti dipendenti, tutte le notizie e le informazioni in loro possesso, utili all’espletamento del proprio mandato. Essi sono tenuti al segreto nei casi specificamente determinati dalla legge”.

Continua a leggere

Il diritto di accesso dei consiglieri comunali

L’articolo 43 del TUEL statuisce che “i consiglieri comunali e provinciali hanno diritto di ottenere dagli uffici, rispettivamente, del comune e della provincia, nonché dalle loro aziende ed enti dipendenti, tutte le notizie e le informazioni in loro possesso, utili all’espletamento del proprio mandato. Essi sono tenuti al segreto nei casi specificamente determinati dalla legge”.

Continua a leggere

Il fatto

La seconda sezione centrale di Appello della Corte dei Conti, con la sentenza n. 266 del 30 giugno 2010, interviene in merito al danno cagionato da alcuni amministratori (di un I.P.A.B.) per aver effettuato operazioni finanziarie di investimento di denaro liquido di cassa rivelatasi non vantaggiosa per lo stesso istituto (confermando l’appellata sentenza della Sezione giurisdizionale per la Regione Veneto n. 879/2004).

Il danno era imputabile alla perdita di una parte del capitale investito e gli interessi passivi pagati sull’anticipazione di cassa resasi necessaria dalla momentanea carenza di liquidità (dovuta al mancato disinvestimento delle somme).

 

Continua a leggere

Danno erariale per investimenti ad alto rischio

Il fatto

La seconda sezione centrale di Appello della Corte dei Conti, con la sentenza n. 266 del 30 giugno 2010, interviene in merito al danno cagionato da alcuni amministratori (di un I.P.A.B.) per aver effettuato operazioni finanziarie di investimento di denaro liquido di cassa rivelatasi non vantaggiosa per lo stesso istituto (confermando l’appellata sentenza della Sezione giurisdizionale per la Regione Veneto n. 879/2004).

Il danno era imputabile alla perdita di una parte del capitale investito e gli interessi passivi pagati sull’anticipazione di cassa resasi necessaria dalla momentanea carenza di liquidità (dovuta al mancato disinvestimento delle somme).

 

Continua a leggere

La prima sezione del T.A.R. Veneto, con la sentenza n.826 del 16 marzo 2010, ha affrontato la delicata materia delle riprese audio-visive a seguito del ricorso presentato da alcuni consiglieri che si sono visti negare le registrazione (ergo pubblicità dei lavori consiliari) di una seduta consiliare da parte del Presidente del Consiglio (sulla base dei poteri conferiti dalla legge).

Le argomentazioni dei consiglieri

Le richieste addotte a fondamento del ricorso richiamavano:

a.            il concetto di “trasparenza” dell’attività amministrativa, e in particolare quella attinente ai “rapporti politici” disciplinati dal Titolo IV, della Costituzione (ex artt. 48 – 54 Cost.) secondo cui “i cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di esercitarle con disciplina e onore”, dovendo sostenere che ogni limitazione del diritto di informazione strumentale alla partecipazione, ingiustificatamente (in quanto non sorretto da esigenze di tutela di interessi costituzionalmente prevalenti), costituisce grave violazione del dovere di disciplina;

b.            in assenza di un regolamento dispositivo sulla questione varrebbero i principi generali dell’ordinamento, secondo cui vanno trattati in seduta segreta gli argomenti posti all’o.d.g., riguardanti specificatamente persone individuate o facilmente individuabili (cioè, quando si tratta questioni di natura personale e la decisione dipenda dalla valutazione discrezionale che di esso siano chiamati a dare i componenti dell’organo collegiale mentre la seduta dovrebbe tornare ad essere pubblica quando il tema attenga a profili d’interesse pubblico, anche se riferibili a soggetti ben individuati, si evidenzia);

c.            la video-riproduzione dovrebbe essere consentita in assenza di espressi divieti, atteso che è consentito/lecito tutto ciò che non è vietato;

d.            non esisterebbe una tutela dell’immagine del singolo consigliere quando la discussione si appresta ad essere di natura squisitamente pubblica (rectius di interesse pubblico), pur interessando direttamente la posizione personale d’un soggetto individuato o facilmente individuabile;

e.            il consigliere esercitando la funzione assegnatagli dalla legge diventerebbe personaggio “pubblico”, per cui il normale diritto alla c.d. privacy resta attenuato, essendo cedevole rispetto al concorrente diritto del cittadino di essere informato dell’attività dei consiglieri eletti;

f.             la funzione del Presidente della seduta (Sindaco o Presidente del Consiglio Comunale) sarebbe quella di assicurarne il regolare e pacifico svolgimento dei lavori (ex art.39 del Dec. Lgs. 267 del 2000) che non verrebbe compromesso dalle dalla ripresa e registrazione.

g.            l’unico scopo della ripresa-registrazione sarebbe quello di assicurare la documentazione della seduta, all’unico fine di informarne i cittadini, con formale impegno degli operatori (di cui dovranno essere indicate le complete generalità) di non servirsi del materiale raccolto per fini di lucro e/o di vantaggio economico, sia personale che del gruppo d’appartenenza;

h.           un divieto potrebbe argomentarsi solo in presenza di una seduta segreta

Continua a leggere

Videoriprese del consiglio comunale: si può fare!

La prima sezione del T.A.R. Veneto, con la sentenza n.826 del 16 marzo 2010, ha affrontato la delicata materia delle riprese audio-visive a seguito del ricorso presentato da alcuni consiglieri che si sono visti negare le registrazione (ergo pubblicità dei lavori consiliari) di una seduta consiliare da parte del Presidente del Consiglio (sulla base dei poteri conferiti dalla legge).

Le argomentazioni dei consiglieri

Le richieste addotte a fondamento del ricorso richiamavano:

a.            il concetto di “trasparenza” dell’attività amministrativa, e in particolare quella attinente ai “rapporti politici” disciplinati dal Titolo IV, della Costituzione (ex artt. 48 – 54 Cost.) secondo cui “i cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di esercitarle con disciplina e onore”, dovendo sostenere che ogni limitazione del diritto di informazione strumentale alla partecipazione, ingiustificatamente (in quanto non sorretto da esigenze di tutela di interessi costituzionalmente prevalenti), costituisce grave violazione del dovere di disciplina;

b.            in assenza di un regolamento dispositivo sulla questione varrebbero i principi generali dell’ordinamento, secondo cui vanno trattati in seduta segreta gli argomenti posti all’o.d.g., riguardanti specificatamente persone individuate o facilmente individuabili (cioè, quando si tratta questioni di natura personale e la decisione dipenda dalla valutazione discrezionale che di esso siano chiamati a dare i componenti dell’organo collegiale mentre la seduta dovrebbe tornare ad essere pubblica quando il tema attenga a profili d’interesse pubblico, anche se riferibili a soggetti ben individuati, si evidenzia);

c.            la video-riproduzione dovrebbe essere consentita in assenza di espressi divieti, atteso che è consentito/lecito tutto ciò che non è vietato;

d.            non esisterebbe una tutela dell’immagine del singolo consigliere quando la discussione si appresta ad essere di natura squisitamente pubblica (rectius di interesse pubblico), pur interessando direttamente la posizione personale d’un soggetto individuato o facilmente individuabile;

e.            il consigliere esercitando la funzione assegnatagli dalla legge diventerebbe personaggio “pubblico”, per cui il normale diritto alla c.d. privacy resta attenuato, essendo cedevole rispetto al concorrente diritto del cittadino di essere informato dell’attività dei consiglieri eletti;

f.             la funzione del Presidente della seduta (Sindaco o Presidente del Consiglio Comunale) sarebbe quella di assicurarne il regolare e pacifico svolgimento dei lavori (ex art.39 del Dec. Lgs. 267 del 2000) che non verrebbe compromesso dalle dalla ripresa e registrazione.

g.            l’unico scopo della ripresa-registrazione sarebbe quello di assicurare la documentazione della seduta, all’unico fine di informarne i cittadini, con formale impegno degli operatori (di cui dovranno essere indicate le complete generalità) di non servirsi del materiale raccolto per fini di lucro e/o di vantaggio economico, sia personale che del gruppo d’appartenenza;

h.           un divieto potrebbe argomentarsi solo in presenza di una seduta segreta

Continua a leggere