«Libero Pensatore» (sempre)

Il comma 2 bis dell’art. 1, della legge n. 241/1990, impone un obbligo di correttezza (buona fede e collaborazione, mutato come principio nell’art. 5 del d.lgs. n. 36 del 31 marzo 2023) tra PA e cittadino, dove quest’ultimo è titolare di un’aspettativa di buona “condotta” (ex art. 97 Cost) nel riscontrare alle proprie richieste: un dovere di provvedere alle istanze di parte, ex art. 2 della legge n. 241/1990.

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Abuso del diritto sull’obbligo di provvedere in ambito edilizio

Abuso del diritto sull’obbligo di provvedere in ambito edilizio

Il comma 2 bis dell’art. 1, della legge n. 241/1990, impone un obbligo di correttezza (buona fede e collaborazione, mutato come principio nell’art. 5 del d.lgs. n. 36 del 31 marzo 2023) tra PA e cittadino, dove quest’ultimo è titolare di un’aspettativa di buona “condotta” (ex art. 97 Cost) nel riscontrare alle proprie richieste: un dovere di provvedere alle istanze di parte, ex art. 2 della legge n. 241/1990.

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Il primo comma dell’art. 2, Conclusione del procedimento, della legge n. 241/1990, nella sua chiarezza espositiva e sequenziale, dispone un dovere per le PA di pronunciarsi (clare loqui) con un provvedimento espresso, quando il procedimento consegua obbligatoriamente ad un’istanza, ovvero debba essere iniziato d’ufficio.

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L’inerzia dell’amministrazione in una procedura espropriativa

L’inerzia dell’amministrazione in una procedura espropriativa

Il primo comma dell’art. 2, Conclusione del procedimento, della legge n. 241/1990, nella sua chiarezza espositiva e sequenziale, dispone un dovere per le PA di pronunciarsi (clare loqui) con un provvedimento espresso, quando il procedimento consegua obbligatoriamente ad un’istanza, ovvero debba essere iniziato d’ufficio.

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Con parere n. 11 del 4 febbraio 2025. della sezione controllo Basilicata della Corte dei conti, si innova l’orientamento sulla determinazione della “classe” del Comune, prendendo a riferimento (in opposizione al precedente) la popolazione dell’ultimo censimento, i cui effetti si riflettono sulla determinazione dell’indennità di funzione degli amministratori locali.

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Indennità di funzione e classe demografica del Comune

Indennità di funzione e classe demografica del Comune

Con parere n. 11 del 4 febbraio 2025. della sezione controllo Basilicata della Corte dei conti, si innova l’orientamento sulla determinazione della “classe” del Comune, prendendo a riferimento (in opposizione al precedente) la popolazione dell’ultimo censimento, i cui effetti si riflettono sulla determinazione dell’indennità di funzione degli amministratori locali.

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L’art. 43 del d.lgs. n. 267/2000 (TUEL) manifesta un diritto di accesso “espanso” del consigliere comunale, non nella forma dell’accesso documentale (ex artt. 22 ss. della legge n. 241/1990), quanto in un diritto attinente allo status di “ottenere” (diritto pieno e autonomo) dall’Amministrazione di appartenenza e sue partecipate («aziende ed enti dipendenti») tutte (nessuna esclusa) «le notizie e le informazioni in loro possesso, utili all’espletamento del proprio mandato. Essi sono tenuti al segreto nei casi specificamente determinati dalla legge» (quando una fonte primaria ne imponga la non divulgazione).

Tutto ciò che è “utile” è accessibile.

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Accesso del consigliere comunale ai pareri legali

Accesso del consigliere comunale ai pareri legali

L’art. 43 del d.lgs. n. 267/2000 (TUEL) manifesta un diritto di accesso “espanso” del consigliere comunale, non nella forma dell’accesso documentale (ex artt. 22 ss. della legge n. 241/1990), quanto in un diritto attinente allo status di “ottenere” (diritto pieno e autonomo) dall’Amministrazione di appartenenza e sue partecipate («aziende ed enti dipendenti») tutte (nessuna esclusa) «le notizie e le informazioni in loro possesso, utili all’espletamento del proprio mandato. Essi sono tenuti al segreto nei casi specificamente determinati dalla legge» (quando una fonte primaria ne imponga la non divulgazione).

Tutto ciò che è “utile” è accessibile.

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In linea generale, il risarcimento del danno esige una verifica concreta del pregiudizio arrecato, sicché la condotta tenuta dall’Amministrazione, ovvero, l’annullamento del provvedimento illegittimo, non è una conseguenza automatica ma richiede la verifica di tutti i requisiti dell’illecito (condotta, colpa, nesso di causalità, evento dannoso) e, nel caso di richiesta di risarcimento del danno conseguente alla lesione di un interesse legittimo pretensivo (mancata adozione dell’atto, alias silenzio) è subordinato alla dimostrazione, secondo un giudizio prognostico, con accertamento in termini di certezza o, quanto meno, di probabilità vicina alla certezza, che il provvedimento sarebbe stato rilasciato in assenza dell’agire illegittimo della Pubblica Amministrazione (inerzia).

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Risarcimento danni da ritardo della PA

Risarcimento danni da ritardo della PA

In linea generale, il risarcimento del danno esige una verifica concreta del pregiudizio arrecato, sicché la condotta tenuta dall’Amministrazione, ovvero, l’annullamento del provvedimento illegittimo, non è una conseguenza automatica ma richiede la verifica di tutti i requisiti dell’illecito (condotta, colpa, nesso di causalità, evento dannoso) e, nel caso di richiesta di risarcimento del danno conseguente alla lesione di un interesse legittimo pretensivo (mancata adozione dell’atto, alias silenzio) è subordinato alla dimostrazione, secondo un giudizio prognostico, con accertamento in termini di certezza o, quanto meno, di probabilità vicina alla certezza, che il provvedimento sarebbe stato rilasciato in assenza dell’agire illegittimo della Pubblica Amministrazione (inerzia).

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In via generale, la comunicazione mediante posta elettronica ordinaria può presentare delle difficoltà nel permettere di accertare l’effettiva ricezione del messaggio da parte del destinatario[1], sicché la scelta di tale modalità di trasmissione – per una comunicazione formale, con rilevanti conseguenze giuridiche – per non riscontrare oggettive contestazioni rende opportuno l’invio tramite posta elettronica certificata.

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Legittimo l’utilizzo della e – mail

Legittimo l’utilizzo della e – mail

In via generale, la comunicazione mediante posta elettronica ordinaria può presentare delle difficoltà nel permettere di accertare l’effettiva ricezione del messaggio da parte del destinatario[1], sicché la scelta di tale modalità di trasmissione – per una comunicazione formale, con rilevanti conseguenze giuridiche – per non riscontrare oggettive contestazioni rende opportuno l’invio tramite posta elettronica certificata.

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