La riforma in progress nel tentativo di liberalizzare i servizi pubblici locali, togliendo ogni marginalità e rendita di posizione [117], riafferma ancora una volta tutta l’incompletezza di una disciplina stratificata e non omogenea dove persistono margini di insoluta discrezionalità, situazioni di monopolio e di privilegio all’interno del mercato (non libero) non essendo ancora chiarito il quadro d’insieme e potendo interpretare la complessità e la frammentarietà della materia a beneficio della conservazione dell’esistente.
I servizi pubblici locali e la loro distinzione sul dato (o meno) economico o commerciale è lasciata alla facoltà del singolo soggetto pubblico con l’intenzione, più o meno celebrata, di garantire le posizioni acquisite piuttosto che liberalizzare verso l’esterno (a mantenimento di una posizione dominante o di concentrazioni) [118], chiudendo definitivamente tutte le società non in grado di competere con il mercato e/o affidatarie in esclusiva di servizi (affidati, ovviamente, senza gara).
Continua a leggere